Il viaggio e la paura

anziani

Che succede? Chi sono questi uomini tutti vestiti di bianco? Non sono i nostri amici, quelli che ci hanno accudito per mesi, anche loro avevano le tute bianche ieri, ma li riconoscevo dagli occhi. Questi chi sono? Non capisco. Perché mi devo alzare dal mio letto, voglio riposare qui. Mi manca un po’ il respiro, è vero, ma è l’età. Ah, la vecchiaia. Chi sono questi, che vogliono? Mai che si può stare un po’ in pace. E poi, non volevo ammetterlo, ma mi fanno paura. Ho paura.

Le corriere? Le ambulanze? Ma dove dobbiamo andare. Non mi sento benissimo per fare una gita, mica andiamo un’altra volta a San Gerardo? Voglio restare nella mia casa, certo non è casa mia ma oramai lo è diventata. Lì ci sono molti amici miei, qualcuno se ne è andato in questi giorni, mi mancheranno, ma sono i miei fratelli e le mie sorelle e non voglio lasciarli.

Perché mi fate salire su questo pullmanino? Dove è il direttore, mi farò sentire, ah se mi farò sentire. Ma poi, poi dove è mio figlio, voglio parlare con lui. Io lo so perché ci portate via, ci volete far morire lontano. Voglio vedere mio figlio, carezzare il viso di mia nipote. E’ una principessa. Forse è lui quello fuori dal cancello, non ci vedo bene, è l’età, la vecchiaia è una brutta bestia. Lo saluto, spero mi veda. No, non è lui. Dov’è mio figlio, la corriera si è messa in moto e ci stiamo muovendo e lui non c’è. Ho paura di morire, di non vederlo più. Di non vedere la mia principessa, di non sentire il suo profumo di buono.

Ho terrore, fuori dal finestrino, non c’è più il mio Vallo di Diano, le montagne corrono veloce, mi ha detto l’autista che mi porta a Eboli, ma ho sentito che lì hanno fatto una raccolta firme per non volermi. E io manco ci volevo andare. Voglio stare a casa, voglio vivere lì e pur se devo morire, preferisco farlo lì. Ho la tosse e ho paura. Questo corre troppo con il pullman, ma lo sa che bisogna andare piano. Sti’ giovani. Per fortuna mia nipote sarà diversa, l’ho vista così dolce e con gli occhi pieni d’amore. Sono loro il futuro, farà bene.

Siamo arrivati, mi portano in un ospedale. Arrivano anche altri bus, sono i miei fratelli e le mie sorelle, almeno non starò solo. Dove mi portate però? Non è la mia stanza, dove ho tutte le mie cose e so dove cercare anche quando dimentico cosa cerco. Ho paura, e guardo fuori dalla finestra per non pensare. C’è il mare, l’orizzonte. C’è il tramonto e mai come oggi ho paura che possa essere l’ultimo che guarderò.

L’ultimo senza aver visto neanche mio figlio e la mia splendida principessa.

Informazioni su La Mosca

Presunto(so) giornalista, in realtà disoccupato
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Una risposta a Il viaggio e la paura

  1. Rob ha detto:

    Sopra i 60 anni sei anziano..
    E se muori non meriti neanche il titolo di apertura sui giornali.
    Ma come? Mi avevano detto che non dovevo chiedere la pensione perché l aspettativa di vita in Italia è lunga…dovevo correre, fare palestra. Seguire le indicazioni per l invecchiamento attivo.
    Invece adesso mi accorgo che il protocollo che devono rispettare i medici per mettere a disposizione una terapia intensiva è quello che taglia fuori nettamente i vecchi come me.
    È dura….è un gioco al massacro e i vecchi sono quelli da scartare come le vecchie “conte” che si facevano da bambini con le filastrocche per decidere chi doveva fare penitenza. Fuori uno a uno…e si comincia dagli anziani come me…
    Eppure ho pagato tutta la vita le tasse anche per garantirmi un aiuto sanitario quando sarei stato più debole….e adesso vedo da lontano che quelle attrezzature non sono per me….

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