Salvatore

Mi chiamo Salvatore e faccio u pisciaiuolo. Faccio il pescivendolo, l’italiano lo so parlare, tranquilli, ma amo parlare il dialetto. E’ la mia lingua, mi fa sentire più vero.

Però a voi vi racconto di me in italiano, perché la mia storia è quella anche di altri. Ma dovrebbe essere di tanti. E’ la storia di come mi sono ripreso la vita in mano. Salvatore è un nome d’arte, non vi dico il mio vero nome perché cambia poco, perché è la storia che conta, non il titolo. E poi a me, in paese, mi hanno sempre conosciuto con il soprannome, quello di famiglia.

Quando ero piccolo, un po’ per le amicizie, un po’ per il carattere e un po’ perché non lo so. mi sono lasciato andare. Diciamo che la scuola non l’amavo, na a supportav proprio, e che mi piaceva il divertimento. Avere i soldi in tasca, togliermi gli sfizi. La sigaretta l’ho scoperta troppo presto, mi faceva uno bbuono, e quelli che erano della mia età sembrava che mi guardassero con ammirazione. Crescendo ho capito che era più sdegno o timore. O entrambi. Perché l’ammirazione ho cominciato a vederla, davvero, quando le mie mani puzzavano di pesce e fatica. Odoravano di vita ripresa, ma per arrivarci sono dovuto cadere. Capire. E anche innamorarmi.

Tra adolescenza e primi passi nella maturità ho fatto alcuni errori che ora non rifarei, troppo facile però dirlo ora. E’ successo, sono stato punito e pur mi sono morso le labbra perché non riuscivo a uscirne. Forse non volevo neanche. Forse avrei avuto bisogno di un aiuto, ma nessuno sapeva darmelo. E non parlo della mia cara famiglia, ma anche della società, di quelle che voi chiamate istituzioni. Dovevo aiutarmi per primo io, ma non ci riuscivo. E nessuno mi porgeva la mano.

Poi, finalmente, ho scoperto i miei due amori. Innanzitutto quando ho visto i suoi occhi, quando mi sono perso in lei, ho immaginato la mia vita con lei. Ma una vita diversa. E per farlo ho scoperto, anzi riscoperto, il mio lavoro. U pisciaiuolo. Parlare con la gente, i miei clienti, le signore che volevano il pesce fresco e gli amici che volevano fare una grigliata. Era il mio mondo. E avevo anche trovato dove costruirlo quel mondo, un bell’angolo bianco e azzurro. Avevo tutto per ripartire e, cari signori, l’ho fatto davvero, perché non è vero che il riscatto non è possibile. Non è vero che se uno prende una strada non può cambiarla, non è vero che bisogna essere etichettati per sempre. Cadere è rialzarsi è più difficile di chi va come un treno sin da piccolo. E allora sì, per mia moglie, per me, ho ripreso il lavoro, la mia vita. E l’ho fatto per mio figlio. E sono felice. Sono felice anche ora che non ci sono più, perché la vita sa essere bastarda. Me ne sono andato con una lacrima e un sorriso. Un pianto per lei, perché mi mancherà, un sorriso per quello che ha saputo fare di me.

Mi chiamo Salvatore u pisciaiuolo e ho saputo riprendermi la vita in mano, prima di perderla.

Informazioni su La Mosca

Presunto(so) giornalista, in realtà disoccupato
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