Metà vita andata. Due punti e tanti conti da chiudere.
Non è il numero, non il compleanno, non l’età, non altro se non uno scatto. Mentale.
Due cifre e una lettera che mi ballano in testa come in un tango a tre da mesi. Un’orgia di emozioni a passo di danza.
Le due cifre sono il 3 e il 5. La lettera è la “L”.
Ecco, mi guardo dietro, forse per la prima volta seriamente. E vedo tanto fumo. Poca carne. Ossa sì, rotte più che altro. Ma lo scatto da qualche tempo si è impossessato di me e, si sa, il ballo è un momento per occasioni speciali. E un compleanno è più che altro una scusa per poter ballare. Una splendida scusa. Non c’è che dire.
La scusa di questo ballo per tirare una linea e decidermi a terminare quel progetto inconsapevole che dura da quasi 35 anni
Ballano il 3, il 5 e la L. Ballano pensando al passato inconcludente e al futuro da rendere migliore.
L come Lavoro. Quindici anni di giornalismo e un futuro precario. Perenne precario. E se non fosse un problema ma una forza? Giornalista precario. Affamato, quindi. Non solo di stipendi ma di notizie, di farlo per farlo. Per essere qualcuno.
L come libero. Così come lo sono stato, lo sarò. Nel lavoro. Nelle decisioni. Nello sbagliare.
L come Libro. Un libro in cantiere da due anni, venti e più capitoli scritti di getto. Un libro che non sarà mai pubblicato (siamo tutti scrittori, ma pochi scrivono davvero) ma che deve essere scritto. Ecco voglio completarlo. Lo devo a due persone. A mia madre. E a me.
L come La Famiglia. Pochi, stretti e invadenti. Ma indispensabili.
L come La Mosca del Mattino. Uno sfogo personale che mi ha dato energia. E poi racchiude il mio scrivere per il Mattino, un onore. Un onere
L come Loro. Quei coglioni dei miei 5 o 6 o 7 amici. Coglioni perché mi fanno sentire come loro. Ed è grazie a loro che mi sento un po’ meno coglione di quello che sono.
L come Loro di nuovo. Persone incontrate per caso o per destino che arricchiscono la mia vita quotidianamente. Ogni giorno da 35 anni.
L come Lei. Tutto (o quasi).