Ho 32 anni e già vivo la mia terra con i racconti e i ricordi, forse perché il presente fa paura e il futuro inquieta. E’ il passato, a ben guardare, a far capire cosa ci attende. Ricordo un treno, una locomotiva che – avrò avuto 7-8 anni – mi portò da Polla ad Atena (e ritorno). Un ultimo viaggio di un binario già morto. Il treno, quello vero, è fatto di racconti e promesse. Racconti di chi lo usava per andare al lavoro, promesse di chi, sapendo di mentire, ha sempre detto che lo avrebbe riportato da noi. Non lo ricordo il treno vero e proprio a Polla. Vedo i binari tra erbe e arbusti e quindi credo sia davvero arrivato da queste parti. Vedo le stazioni diventate roccaforti “sgarrupate” del nulla. E non vedo più quei binari, coperti da asfalto e sabbia che annientano qualsiasi speranza. La locomotiva c’è ancora. E’ là, alla stazione di Polla, monumento al caduto del Vallo di Diano: la ferrovia.
Ricordo un ospedale vivo. E all’avanguardia. Lavoro e soldi. Cure e aiuti ai malati. Ricordo e mi raccontano, però, sprechi che si sommavano e che ora presentano il loro conto. Salato. L’ospedale di Polla è allo stremo, disservizi, poco personale, analisi ritardate, rimbalzi di responsabilità e pazienti ultimi nella lista di importanza di chi ha in mano la regia della sanità. Ricordo politici e faccendieri che bevevano dalla sorgente dell’ospedale. A ben guardare li vedo ancora.
Un Tribunale. Sì, ricordo un Tribunale a Sala Consilina. Avvocati, magistrati, cause, dibattiti. Sprechi, probabilmente ma tanti servizi. Ora anche il Tribunale si sta dissolvendo e lasciando un vuoto di Giustizia da far tremare le gambe in una terra dove la criminalità vive in maniera latente e quindi è ancor più pericolosa.
Mi raccontano di un centro sportivo a San Rufo che sarebbe dovuto diventare ombelico dello sport del sud Italia. La leggenda metropolitana parlava di un interesse di Berlusconi (quando era “solo” un imprenditore). Politici attivi nel farlo diventare una realtà del panorama nazionale. Quel centro da anni è sotto i ferri dei lavori pubblici. Un ricordo vivente, insomma. E i ricordi si sommano, aumentano, la mia terra diventa arsa di realtà e sorgente di ricordi amari.
Un deserto. Sì il Vallo di Diano è un deserto. Lo sta diventando. Qualcuno tenta di combattere la desertificazione perché le risorse non mancano per tentare di farlo. Forse mancano la forze o forse è più forte chi vuole che tutto diventi sabbia e dune. Il deserto Vallo di Diano. E allora è giusto che arrivi una multinazionale e pensi di trovare il petrolio. Il petrolio è nel deserto. Sì siamo nel deserto. Anzi no. Perché nel deserto, in quello vero, appare di tanto in tanto un miraggio e la speranza torna ad animare testa e cuore.
Qui, nella mia terra, nel Vallo di Diano, non abbiamo neanche i miraggi.
Hai scritto quello che pensano molte persone e che pochi hanno il coraggio di fare.Parole sante.Complimenti.
Arsenio Sandullo.
hai esagerato un pò,magari l’hai fatto x mettere del sale sotto la coda ai nostri amministratori con la speranza che si diano una mossa perchè se continua cosi la mossa glie la diamo noi alle prossime elezioni
è stata l’omertà a causare tutto ciò… fino a pochi mesi fa la gente non si lamentava nemmeno e ci siamo fatti “inculare” amabilmente… adesso escono fuori tutti i nazionalismi per il proprio paese, ma fino a ieri dove sono state queste persone? è troppo tardi ormai…!
Sta canzone é stata scritta nel 1994 o al massimo 1996 oggi più che mai attuale: http://www.angolotesti.it/I/testi_canzoni_il_parto_delle_nuvole_pesanti_4106/testo_canzone_sahara_consilina_166790.html
Che caldo fa quaggiù
Quaranta gradi o forse più
Intorno a me non c’è niente
Soltanto un mondo fetente
Paesaggio santo e disperato
Neanche il pedaggio abbiam pagato
Non c’è più niente nella mano
Il continente è ormai lontano
Da me Da me
Ma dove vai ma cosa fai
Ma cosa faccio qui
Il sole picchia sopra di me
E’ il soldo qui non c’è
Che cosa c’è quaggiù
Io non ti vedo non mi vedi più
Davanti a me deserto e vento
Mi prende quasi lo sgomento
Soltanto pompe di benzina
Soltanto pompe di benzina
Sahara Consilina
Non c’è più niente nella mano
Quel comunismo è ormai lontano
Da me Da me
Ma cosa fai Ma cosa fai
giustissimo…
Bravissimo Pasquale hai raccontato in pieno ciò che molti abitanti di questo territorio pensano…
Purtroppo lo sperpero fatto in passato da amministratori sensibili solo alle loro tasche lo stiamo pagando adesso purtroppo adesso e tardi per salvare l’ospedale, il tribunale e il centro sportivo la ferrovia ormai non esiste più…
Si deve cercare di unire le forze e mandare a casa tutti questi vecchi amministratori e non vecchi…e ripartire con la forza di poter iniziare una nuova sfida con nuovi progetti e nuove idee..salviamo almeno il salvabile!!!